In una sala gremita di gente a Palazzo Moncada di Caltanissetta è stata inaugurata la mostra “La Procesión – Cinquecento anni di storia” promossa e organizzata dalla Fondazione Federico II – in collaborazione con RECESSAP, ma anche con l’Assessorato alla cultura del Comune di Caltanissetta, con il Museo Diocesano di Caltanissetta, l’associazione Pro Loco, la Galleria Civica d’Arte Palazzo Moncada, il Dipartimento di culture e società dell’Università di Palermo, il Centro Regionale per la Progettazione e per il Restauro e tutte le associazioni che partecipano alla Settimana Santa.

È stata Patrizia Monterosso, Direttore Generale della Fondazione Federico II a salutare e ad accogliere tutti gli intervenuti. “Questa meravigliosa comunità che in questi giorni è stata accanto a noi della Fondazione Federico II per organizzare questa mostra. Ma che lo è stata anche prima di oggi. Proprio quando abbiamo preso questa decisione di avviare questa iniziativa a sostegno di una rete più ampia; una rete europea delle celebrazioni della Settimana Santa e della Pasqua. Abbiamo trovato dei partner splendidi: Monsignor Mario Russotto che ha accolto con slancio questa idea quando gliel’ho presentata. E lo ringrazio per i prestiti importantissimi ma anche per le parole che ha riservato all’impegno di tutti per queste celebrazioni. Alludo alla Soprintendenza Regionale, al Centro Regionale per il Restauro, al Comune di Caltanissetta, all’università di Palermo, al Museo Diocesano e a tutte le Associazioni. Un’iniziativa che va oltre il mero significato della mostra in questo bellissimo Palazzo. Si estende ed elimina distanze enormi e riunisce quel patrimonio culturale splendido di varie nazioni. Tra quattro giorni sarà sottoscritta in Portogallo da parte della Fondazione Federico II – ha continuato Patrizia Monterosso – la Rete Europea delle Celebrazioni della Pasqua e della Settimana Santa come sostegno di riconoscimento al Consiglio d’Europa e come leva fondamentale per l’ulteriore riconoscimento Unesco di bene culturale immateriale. In questi mesi le Associazioni sono state incredibili. Da loro abbiamo appreso una passione e dei significati che ci hanno commosso. La Fondazione Federico II ha come obiettivo la valorizzazione di tutto il patrimonio culturale siciliano. Anche di questo centro Sicilia meraviglioso, ricchissimo e pulsante”.

La Fondazione Federico, da mesi, ha avviato una collaborazione con la “Rete Europea delle Celebrazioni della Settimana Santa e della Pasqua” [RECESSAP].

L’obiettivo è quello di creare legami tra le diverse regioni europee (Spagna, Portogallo, Slovenia, Malta e Italia) le cui celebrazioni religiose abbiano uno speciale interesse culturale e turistico e richiedere al Consiglio d’Europa il riconoscimento di “Itinerario culturale europeo per l’insieme delle celebrazioni e del patrimonio della Settimana Santa e della Pasqua nei territori della Rete”.

È da questo progetto culturale che nasce la mostra La Procesión [Cinquecento anni di storia] (Palazzo Moncada dal 15 marzo al 15 maggio) che racconta questa tradizione secolare con una selezione di fotografie della festa andalusa, delle celebrazioni nissene realizzate dal fotoreporter nisseno Melo Minnella e con opere del Museo Diocesano di Caltanissetta, tra cui un Crocifisso del XIV-XV sec. di scultore siciliano.

“La Fondazione Federico II ha voluto titolare questa mostra Procesión, utilizzando la lingua spagnola. È una parola composta, – ha spiegato così il senso etimologico e della mostra Monsignor Mario Russotto – viene dal latino e significa incedere andando avanti senza mai cedere. Andare avanti superando la tentazione di arrestare il proprio cammino. E allora diventa Processione quella della Real Maestranza del Mercoledì Santo o della Domenica di Pasqua. Diventa Processione dei Misteri della Passione di Cristo o, come facciamo ormai da anni, la Via Crucis che cittadina con le nostre vare animate dai giovani della Diocesi. Ma questo incedere senza cedere prende spunto da quell’incedere di Cristo – ha continuato il Monsignore –  che finanche un pagano come il Centurione romano vedendolo morire così disse: veramente costui è figlio di Dio. È nell’attimo della morte che non è il cedimento – conclude Russotto – ma è l’ultimo estremo respiro vissuto da Gesù come atto di consegna che si rivela la potenza di Dio. Il volto di Dio che non cede ma incede in avanti per tutti noi”.

Poi, l’intervento del vicepresidente dell’Ars, Giancarlo Cancellieri conoscitore di Caltanissetta perché ne è cittadino. “Oggi io come cittadino di questa comunità devo dire che sono orgoglioso due volte di questa inaugurazione. La prima riguarda il mio ruolo istituzionale e ringrazio il Presidente dell’Ars e il Direttore Generale della Fondazione Federico II. La seconda, ovviamente, mi rende orgoglioso ed emozionato da cittadino nisseno. Una mostra che nasce quando la Fondazione presentò la mostra sulla pittura fiamminga in Sicilia e io nel mio intervento sottolineai che, proprio a Caltanissetta, si trovano molte opere dei pittori fiamminghi. Chiesi alla Monterosso l’impegno di promuovere qualcosa qui in un territorio ricco di cultura e di storia e oggi si onora quell’impegno.

Non è un caso che questa mostra si faccia a Caltanissetta. Nel nisseno, infatti, nessuna celebrazione religiosa manifesta un significato profondo quanto i riti della Settimana Santa.

Festeggiamenti carichi di valori simbolici tra pietà e folclore, tra la malinconia della Passione e la gioia della Resurrezione.

A parlarne nel suo intervento è stato il Professore Ignazio Buttitta dell’Università di Palermo. Prima, però, a Sebastiamo Tusa, assessore regionale ai Beni Culturali tragicamente scomparso è stato dedicato un caloroso e fortissimo applauso. “Doveroso cominciare con un applauso e dedicare a lui questa mostra perché Tusa aveva una visione del patrimonio culturale e del rapporto tra le culture che pienamente viene interpretata da questa iniziativa di oggi. Da un lato la promozione immateriale della cultura religiosa come momento di conoscenza di una società e di se stessa. Dall’altro come momento di apertura verso il mondo e verso percorsi di contatto e di relazione con gli altri. E ancora un momento di relazione che supera la località e intercetta il livello internazionale nel dialogo, in questo caso anche visuale, con le altre culture per farci consapevoli che la nostra singolarità si definisce e si completa, si integra e si confronta con tutte le altre realtà mediterranee. E non può essere compresa nella sua interezza – ha concluso Buttitta – senza conoscere la storia. Che è una storia plurale fatta di intrecci e di relazioni culturali, di etnie e di popoli e lo è stata per millenni. E lo continuerà, necessariamente, ad esserlo”.

Foto di Gaetano Camilleri

 

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