Giovedì 19 luglio alle ore 18 la cerimonia di consegna dell’onorificenza nella sala Piersanti Mattarella di Palazzo Reale

Il giornalista e scrittore statunitense Stephan Talty sarà insignito, del premio Joe Petrosino Sicilia (prima edizione) giovedì 19 luglio alle ore 18 nella sala Mattarella di Palazzo Reale.
Ad organizzare l’evento è l’Associazione Joe Petrosino-Sicilia, con il patrocinio dell’Assemblea Regionale Siciliana, della Regione Siciliana, del Comune di Palermo, della Fondazione Federico II e dell’Ersu.

In foto la locandina dell’evento.

L’Associazione Internazionale “Joe Petrosino” promuove, ogni anno svariate attività sul tema della criminalità legato, a stretto filo, a quello della legalità; e ha istituito il Premio Joe Petrosino, assegnato a magistrati, rappresentanti delle forze dell’ordine o della società civile che si sono distinti per il loro lavoro nella lotta al crimine organizzato.
Quest’anno, in occasione della prima edizione del premio dell’Associazione Regionale Joe Petrosino, verrà assegnato il riconoscimento allo scrittore e giornalista Stephan Talty. Nato a Buffalo da genitori irlandesi emigrati ha cominciato la sua attività editoriale come giornalista, tra gli altri, al New York Times Magazine. Talty è autore di una variegata produzione saggistica. Ma è, certamente, “La mano nera. La vera storia di Joe Petrosino” (tradotto di recente in italiano) che lo consacra al premio Joe-Petrosino Sicilia.

Nella foto il programma dell’evento.

“La Fondazione Federico II ha sostenuto con interesse l’iniziativa – dice il Direttore Generale, Patrizia Monterosso – promossa dall’Associazione Siciliana Joe – Petrosino. Siamo orgogliosi di figure come questo poliziotto italo americano divenuto eroe e riteniamo sia doveroso ricordarle alle nuove generazioni. Nei primi anni del Novecento, la mafia è una sinistra realtà in pieno sviluppo, che affonda le proprie radici in Sicilia ma estende già i suoi tentacoli nelle comunità di italiani emigrati negli Stati Uniti d’America. La Fondazione Federico II, nell’ottica della valorizzazione degli aspetti culturali, ha colto in questo personaggio lo spirito di modernità. Per primo comprese la necessità di una mappatura della criminalità di New York, grazie a un lavoro minuzioso fatto di informazioni provenienti, più di tutto, proprio dall’interno. Lui stesso, infatti, si infiltrò. Un poliziotto valoroso che, in modo lungimirante, ha combattuto contro la mafia, prima che venisse definita tale. In lui in tanti credettero. Uno per tutti: l’assessore newyorkese Theodore Roosevelt, futuro Presidente degli Stati Uniti”.
Joe Petrosino è stato il primo poliziotto italiano a far parte del prestigioso New York Police Department (NYPD) di cui ha scalato la gerarchia fino al rango di Ufficiale, cosa assai rara a quel tempo per un immigrato. Nato a Padula nel 1860 da una famiglia di umili origini emigrò in America ancora adolescente per sfuggire alla miseria della propria terra natia.

Una foto di archivio di Joe-Petrosino.

Assunto nel corpo di Polizia come Agente semplice ma nel giro di poco tempo, grazie ai numerosi arresti effettuati, fu promosso prima Sergente e infine Tenente. Da profondo conoscitore dei pregi e dei difetti dei suoi connazionali, individuò la presenza della mafia siciliana in territorio americano, la Mano Nera, un sodalizio criminale completamente sconosciuto al Dipartimento di Polizia, in gran parte composto da irlandesi.
Si deve a lui la geniale intuizione di costituire una task force composta da un numero ristretto di agenti di origini italiane insieme ai quali, grazie al grande acume investigativo e all’abilità nel travestimento, si infiltrò tra le maglie del sodalizio fino a decapitarne i vertici. Una vile soffiata agli organi di stampa rivelò la sua presenza in Italia. Cadde in un attentato, la sera del 13 marzo 1909, sotto quattro colpi di pistola a Piazza Marina a Palermo.
Dal libro The Black Hand (La Mano Nera) l’attore e regista Leonardo Di Caprio girerà un film. Un ulteriore contributo alla storia esemplare di Joe-Petrosino, poliziotto esemplare ucciso perché svolgeva il proprio lavoro.