Le stragi nazifasciste nella guerra di Liberazione 1943-1945

La mostra, che resterà aperta fino al 5 gennaio 2023, è organizzata dallo Stato Maggiore dalla Difesa e dalla Procura Generale Militare presso la Corte Militare di Appello sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, con la sinergia interistituzionale del Comando Militare Esercito “Sicilia” e della Fondazione Federico II.

Fotografiedocumenti e videofilmati per illustrare e far conoscere una delle vicende più complesse e dolorose della nostra storia nazionale. È stata inaugurata oggi a Palazzo Sclafani (Palermo) la mostra “Nonostante il lungo tempo trascorso… Le stragi nazifasciste nella guerra di liberazione 1943-1945”. Resterà aperta fino al 5 gennaio 2023.

La mostra è organizzata dallo Stato Maggiore dalla Difesa e dalla Procura Generale Militare presso la Corte Militare di Appello sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, con la sinergia interistituzionale del Comando Militare Esercito “Sicilia” e della Fondazione Federico II.

Erano presenti il Sottocapo di Stato Maggiore della Difesa, Generale di Corpo d’Armata, Carmine Masiello, il Procuratore Generale Militare presso la Corte Militare di Appello, nonché curatore della mostra, Marco De Paolis, il Generale di Divisione Maurizio Angelo Scardino, Comandante Militare dell’Esercito in Sicilia, il Direttore Generale della Fondazione Federico II, Patrizia Monterosso.

L’esposizione, curata dal Procuratore generale militare Marco De Paolis, vede partecipazione al comitato scientifico di Isabella Insolvibile, membro del consiglio di amministrazione dell’Istituto nazionale Ferruccio Parri, e la consulenza scientifica di Paolo Pezzino, che ne è il Presidente.

Palazzo Sclafani per la prima volta ospita una mostra, grazie alla partnership tra la Fondazione Federico II e il Comando Militare Esercito “Sicilia”.

La mostra illustra – attraverso fotografie, immagini video, narrazioni orali, documenti e schede storiche – le tappe del lungo e doloroso percorso, di costruzione della Repubblica Italiana, compiuto da decine di migliaia di civili e militari italiani, che attraverso il proprio sacrificio hanno consentito di gettare le basi per la costituzione del nostro attuale stato repubblicano e democratico. Grande attenzione è posta sui processi penali militari, che la giustizia militare ha celebrato dal dopoguerra a oggi.

La narrazione espositiva concorre fortemente a far sì che la storia di quegli anni diventi memoria indelebile. La mostra ha, inoltre, l’obiettivo di focalizzare il rischio che l’apatia possa operare nascondimenti nell’alibi del “lungo tempo trascorso” dall’accadimento di quelle atrocità.

Apatia che per un certo periodo “si è trasformata in insolenza di una giustizia negata, rinchiusa in un armadio che icasticamente venne chiamato armadio della vergogna”.

Dal rinvenimento nel 1994 di quell’armadio, contenente 695 fascicoli occultati sulle stragi nazifasciste, il Procuratore Marco De Paolis diede inizio nel 2002 alla grande stagione, conclusasi nel 2013, dei processi legati. Ciò ha permesso – sebbene a oltre 50 anni di distanza – di fare giustizia, almeno teorica, sulle stragi perpetrate dai nazifascisti in Italia dopo l’armistizio.

Una pagina tanto importante quanto poco conosciuta nelle sue dimensioni e nelle sue implicazioni è, infatti, quella dei crimini nazifascisti commessi in Italia e all’estero sulla popolazione civile e sui militari italiani nell’imminenza e dopo l’armistizio del ’43.  I numeri parlano chiaro: 70 mila vittime militari in Europa in circa 100 episodi. Mille vittime militari italiane in Italia. 650 mila vittime delle deportazioni di internati militari italiani. 24.409 vittime di civili in Italia in 5872 episodi, di cui 14935 al Nord, 6862 al Centro, 2623 al Sud.  

Grande attenzione è posta sul profilo giudiziario, anch’esso complesso e ricco di episodi poco noti o del tutto ignoti: i processi penali militari delle Corti Alleate e dei Tribunali Militari Italiani. Sono 50 i processi celebrati dagli alleati in Italia, 15 celebrati nel Dopoguerra dai tribunali militari italiani durante una prima fase, 695 i fascicoli giudiziari occultati, 24 i processi celebrati dopo la scoperta dell’armadio in Italia dai Tribunali militari italiani.

Il progetto presenta questa triste e delicata pagina di crimini dall’angolazione di chi li ha tenacemente perseguiti sul versante giudiziario. La mostra, pertanto, intende costruire un filo tra storia, giustizia e memoria.

La mostra è suddivisa in sei sezioni: la prima sezione è dedicata ai crimini di guerra militari. Attraverso pannelli grafici e postazioni interattive, sono trattati i crimini di guerra commessi in Italia e all’estero sui militari italiani dopo l’8 settembre, sui civili italiani all’estero e sui civili stranieri vittime di crimini di guerra commessi da militari italiani, come la strage del villaggio di Domenikon in Grecia.

La seconda sezione è dedicata ai crimini di guerra commessi in Italia sulla popolazione civile. È costituita da pannelli grafici sui principali eventi e da postazioni video interattive con schede e storia per immagini delle principali stragi in Italia partendo da sud verso nord. Questa sezione ha visto il fondamentale contributo dell’Atlante delle stragi nazifasciste in Italia, curato dall’Istituto nazionale Ferruccio Parri in collaborazione con l’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia).

La terza sezione è dedicata ai deportati, attraverso due pannelli grafici, uno relativo a deportazione e internamento nei lager del Terzo Reich, l’altro a deportazione e lavoro coatto. Vi sono, inoltre, postazioni con mappe interattive dei principali luoghi di internamento e deportazione, immagini, date ed eventi.

La narrazione espositiva si chiude con una sezione dedicata ai processi celebrati nei tribunali militari italiani contro i crimini di guerra tedeschi dal dopoguerra ad oggi (1949-2013). Tentativi compiuti – seppure parziali e in gran parte tardivi – per affermare i princìpi di diritto sui crimini di guerra. Quattro pannelli grafici affrontano la storia dei processi degli Alleati, come a Kesselring, Simon, della prima fase dei processi ai criminali tedeschi in Italia dal dopoguerra al 1994, come a Reder, Kappler, della ripresa dei processi dal 1994 al 2002, come a Priebke presso il tribunale militare di Roma, ed infine i processi per le grandi stragi dal 2002 al 2013, come quelle di Sant’Anna di Stazzema, Vinca, Monte sole, che vedono protagonista la Procura militare presso il Tribunale militare di La Spezia, diretta da De Paolis.

Marco De Paolis attualmente dirige la Procura militare della Repubblica di Roma. Diede inizio nel 2002 alla grande stagione, conclusasi nel 2013, dei processi legati al rinvenimento nel 1994 del cosiddetto “armadio della vergogna”, contenente 695 fascicoli occultati sulle stragi nazifasciste, che ha permesso di fare – sebbene a oltre 50 anni di distanza – giustizia, almeno teorica, sulle stragi perpetrate dai nazifascisti in Italia dopo l’armistizio.

Ha diretto la Procura militare della Repubblica di La Spezia dal 2002 al 2008, dove ha istruito oltre 450 procedimenti per crimini di guerra durante il secondo conflitto mondiale. È stato pubblico ministero, tra gli altri, nei processi per le stragi nazifasciste di Sant’Anna di Stazzema, Civitella Val di Chiana, Monte Sole-Marzabotto, e per l’eccidio di Cefalonia.  È autore di numerosi saggi e pubblicazioni a carattere scientifico sul tema dei crimini di guerra e nel campo del diritto penale militare, tra cui: La difficile giustizia. I processi per crimini di guerra tedeschi in Italia (1943-2013), Viella 2016 (con P. Pezzino); Sant’Anna di Stazzema. Il processo, la storia, i documenti, Viella 2016 (con P. Pezzino); Cefalonia. Il processo, la storia, i documenti, Viella, 2017 (con I. Insolvibile).
In uno dei suoi volumi De Paolis sottolinea come la riscoperta dei fascicoli sancì l’inizio di una nuova stagione processuale durata circa otto anni e rivelatasi alquanto inconcludente: i processi celebrati furono soltanto cinque, mentre assai numerosi furono i decreti di archiviazione emessi per la morte del reo o perché gli autori dei fatti erano stati ritenuti ignoti. Poi nel 2002 avvenne la svolta, favorita da alcuni episodi verificatisi nell’arco di pochi giorni: l’11 aprile l’emittente tedesca ARD mandò in onda un servizio giornalistico che mostrava come molti criminali di guerra nazisti vivessero indisturbati in Germania, il programma suscitò scalpore nell’opinione pubblica tedesca e, naturalmente, in quella italiana che ne venne a conoscenza pochi giorni più tardi; il 17 aprile il presidente della Repubblica italiana Carlo Azeglio Ciampi accompagnò il presidente della Repubblica Federale di Germania, Johannes Rau, alla visita del Sacrario di Marzabotto in cui la massima autorità tedesca chiese perdono per i crimini compiuti durante il conflitto mondiale; il 20 aprile, infine, il procuratore capo della Procura di Stato di Monaco di Baviera, Manfred Vick, manifestò l’interesse del governo a collaborare con le autorità giudiziarie italiane. Ma se la giustizia si mise in moto fu soprattutto per merito della Procura militare di La Spezia e dell’intraprendenza dello stesso De Paolis che nell’aprile del 2002 vi aveva assunto la carica di procuratore militare. Da quel momento, furono più di settanta i rinviati a giudizio e più di cinquanta le condanne all’ergastolo inflitte, la maggior parte di queste confermate nei successivi gradi di giudizio.

ORARI – INGRESSO GRATUITO

Tutti i giorni dal lunedì al venerdì – Ingresso a Palazzo Sclafani da via Pietro Novelli.

Dalle ore 9:00 alle ore 15:45 (ultimo ingresso) – Il sito chiuderà alle ore 16:30

APERTURE STRAORDINARIE

Sabato 29 ottobre, sabato 19 novembre e sabato 17 dicembre 2022

Dalle 18:00 alle 20:00 (ultimo ingresso) – Il sito chiuderà alle ore 20:45

PER VISITE DIDATTICHE

L’Istituzione scolastica dovrà prenotare almeno 5 giorni lavorativi antecedenti alla visita, comunicando il numero di telefono e un indirizzo email del referente del’Istituto, un elenco nominativo degli studenti e degli accompagnatori/docenti a: direzione@federicosecondo.org o claudio.picciurro@federicosecondo.org