“I giovani, gli acquarelli e la Sicilia”. La bellezza come identità.

 

I dipendenti della Fondazione Federico II in visita all’Accademia delle Belle Arti di Palermo come preludio del ciclo di incontri del prossimo venerdì 26 e sabato 27 gennaio a Palazzo Reale.

Martedì 23 gennaio alcuni dipendenti degli uffici della Fondazione Federico II insieme ai colleghi che si occupano della comunicazione hanno incontrato gli studenti del biennio e del triennio dell’Accademia delle Belle Arti di Palermo. Insieme a loro il direttore dell’Accademia Mario Zito; il professore Riccardo Mazzarino coordinatore del corso di Grafica d’arte; la professoressa Giovanna Filippello, docente di Tecniche pittoriche e il professore Marcello Buffa, docente di Tecniche pittoriche. L’incontro precede l’evento, che ha proprio il titolo “I giovani, gli acquarelli e la Sicilia”, di venerdì 26 gennaio a Palazzo Reale, dove si terrà una performance esclusiva “sur le motif” dell’artista Fabrice Moireau.

Gli studenti dell’Accademia delle Belle Arti di Palermo avranno la possibilità di conoscere la tecnica pittorica di Moireau e porgergli domande.

Quel momento intimo, di comunione tra luogo e artista, diventa per una volta pubblico. Ai giovani artisti siciliani del futuro la chance di osservare quel contatto tra l’anima dei luoghi e l’anima di Moireau. La Sicilia attraverso lo sguardo dello straniero. Stavolta, tuttavia, ci troviamo di fronte ad un esperimento: il flusso di energia coinvolgerà infatti anche un terzo elemento, il pubblico stesso.

E se sarà un’emozione per l’arista, lo sarà anche per i ragazzi dell’Accademia, che già fremono, come Rossella e Carmen, studentesse di Modica. “Ho visto gli acquerelli di Moireau – dicono – e mi ha colpito che non completa mai tutto il soggetto, come fosse una storia da completare. Gli chiederemo perché. E poi non immaginavamo di trovare anche Modica col Duomo di San Giorgio. È uno che viaggia davvero”. E in effetti il viaggio di Moireau è capillare. C’è, per esempio, Canicattì. Dalla cittadini agrigentina proviene Dina, un’altra studentessa dell’Accademia. È entusiasta: “sarà una bella esperienza. Non mi stupisco che anche Louis Vouitton lo abbia scelto per realizzare degli acquerelli, una tecnica che si sposa benissimo col mondo della moda”.

Ma la docente di tecniche pittoriche, Giovanna Filippello, invita gli studenti a sfruttare concretamente questa opportunità. “incontriamo spesso difficoltà – spiega la professoressa – a reperire notizie sulle tecniche quando studiamo nei testi, dove troviamo il contesto storico culturale, cenni biografici. Mi riferisco non solo all’indicazione della tecnica, se olio o acquerello, ma ai processi di esecuzione dell’opera. Questa è un’opportunità che va sfruttata fino in fondo, anche perché spesso gli artisti non sono generosi nel raccontare il loro percorso di lavorazione della materia e svelare alcuni segreti. È anche un modo per misurarsi e fare esperienze”.

Tecnica ed emozioni. Del resto, come si legge in una citazione riportata nel libro “Sicilia, il Grand Tour”, “l’intensità della vita non si misura con il numero dei respiri, ma in base ai luoghi e ai momento che ci hanno fatto mancare il fiato” e per due secoli uomini d’ingegno sono approdati nell’Isola con la consapevolezza che qui avrebbero trovato il senso alle domande più profonde della loro anima.