La Mostra


La mostra, promossa dalla Fondazione Federico II e dall’assessorato regionale ai Beni Culturali e all’Identità Siciliana, presenta una selezione significativa di importanti dipinti fiamminghi provenienti da collezioni pubbliche e private della Sicilia. Il pregevole patrimonio qui raccolto si inquadra in un ampio arco cronologico che va dal tardo Quattrocento al Seicento. Il percorso espositivo si articola attraverso due nuclei tematici strettamente connessi fra loro: da un lato le opere pervenute in Sicilia attraverso i molteplici percorsi del collezionismo e della committenza artistica, dall’altro gli artisti di origine fiamminga e olandese, attivi e pienamente inseriti nel tessuto storico-sociale siciliano già a partire dagli anni centrali del Cinquecento.

L’esposizione ha una protagonista assoluta, un’opera che si svela al pubblico, dopo un silenzio durato trentadue anni: Santa Caterina d’Alessandria d’Egitto. La martire è raffigurata su una tavoletta, in legno di quercia (XXI – XXVIII), e faceva parte insieme all’altra tavoletta di San Rocco di un trittico da devozione. L’autore è un pittore ignoto fiammingo per un’ovvia ragione: la parte centrale del trittico risulta dispersa ed è, quindi, impossibile risalire con certezza alla mano.

Tra le opere in mostra spicca l’opera più famosa di Jean Gossart, detto Mabuse, che è il trittico di Malvagna; opera miniaturista dove vengono rappresentate una Madonna col bambino tra angeli, Santa Caterina d’Alessandria e Santa Dorotea, mentre sul retro del pannello si trova lo stemma della famiglia dei Lanza; la Deposizione di Jan Provoost, invece, rappresenta, in pieno uno degli esempi più significativi del passaggio dal Gotico al Rinascimento dei Paesi Bassi; mentre della collezione Chiaramonte Bordonaro sarà esposta la Madonna con Bambino di Anton van Dyck, l’allievo di Rubens, che in quest’opera consolida la sua emancipazione dal maestro; altra opera di van Dyck è la Crocifissione (collezione privata Palazzo Alliata di Villafranca) dove il genere da lui coniato si presenta, come evoluzione ed elaborazione personale della maniera di Rubens, e riscosse fin dall’inizio un gran successo per quell’insieme di drammatica verosimiglianza che coglieva il Cristo nell’attimo esatto dello spirare; di alto valore artistico è la Circoncisione di Simone de Wobreck, un olio su tavola dove sono evidenti le tipiche inclinazioni patetico-devozionali del tardo manierismo e il decorativismo dello schema compositivo; non meno significativa è la presenza dell’olandese Mattia Stomer con l’opera La morte di Catone contraddistinta da una plasticità voluminosa dell’incarnato e un forte impasto cromatico.

Santa Caterina

Questa pittura presentava un’inedita concezione figurativa in cui il descrittivismo minuto e lenticolare di figure, ambienti, paesaggi viene a coordinarsi con un particolare utilizzo espressivo del colore. Dal terzo decennio del Cinquecento gli artisti fiamminghi incontrano il rinascimento italiano e i pittori del primo manierismo maturando una nuova una ricerca compositiva di grande equilibrio, tipica delle scuole pittoriche di Anversa. Dal primo Seicento la nuova ventata del naturalismo caravaggesco segna anche in Sicilia, con van Dyck, Honthorst, Stom e Houbraken, una nuova centralità della pittura fiammingo-olandese.

23 marzo 2018. Dopo trentadue anni di oblio, è stata svelata a Palermo un’opera fiamminga che ritrae Santa Caterina d’Alessandria, la Martire che convertì tutti ma non il suo aguzzino. Lo svelamento, organizzato dalla Fondazione Federico II e dall’Assessorato ai Beni Culturali, si è tenuto in un’atmosfera quasi surreale presso il Monastero che porta il nome della stessa Santa, alla presenza di numerose autorità militari, civili e diplomatiche, tra i quali una rappresentanza dell’Ambasciata Belga in Italia. Dopo aver ascoltato le Voci Bianche del Conservatorio di Palermo, all’interno della Chiesa è calato il silenzio, poi lo svelamento e il suono delle campane per dare il “Bentornato a Caterina”. Fino ad oggi è stata custodita al Convento dei Frati Cappuccini di Palermo, proveniente dalla Chiesa di San Giacomo, annessa al convento del medesimo ordine, a Bivona.

L’opera (fine del secolo XV- inizi del secolo XVI, olio su tavola, 53,8 x15,3) è una tavoletta, sportello destro di un trittico smembrato, ed è stata riferita al cosiddetto Maestro della Leggenda di Santa Lucia, artista attivo a Bruges, vicino ai modi di Hans Memling e Gerard David.Dopo l’evento, la “Santa Caterina” è stata immediatamente trasferita, con l’utilizzo di importanti misure di sicurezza, a Palazzo Reale dove sarà protagonista della mostra “Sicilië, pittura fiamminga”, che raccoglie per la prima volta le opere fiamminghe presenti in collezioni pubbliche e private siciliane. La mostra sarà allestita nelle rinnovate Sale Duca di Montalto e apre al pubblico con l’inaugurazione il 27 marzo alle 18 per proseguire fino al 28 maggio. La Santa raffigurata, Caterina, è figlia di aristocratici e originaria di Alessandria d’Egitto, vissuta al tempo dell’imperatore Massimino, qui ritratto ai suoi piedi. Condannata al martirio attraverso una ruota dentata, fu infine decapitata con una spada anch’essa attributo iconografico.

LA SEDE


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Il Palazzo Reale o dei Normanni si trova a Palermo, ed è la più antica residenza Reale d’Europa. Ancora visibili, nei sotterranei visitabili, i resti dei primi insediamenti punici, ma la prima parte costruita risale alla dominazione araba nel IX secolo.

I Normanni in seguito trasformarono il Castello nel centro nevralgico della loro monarchia e realizzarono quattro torri collegate tra loro da portici e giardini. Si deve a Ruggero II la costruzione di una magnifica cappella interna al palazzo, la “Cappella Palatina”, dedicata ai santi Pietro e Paolo e consacrata nel 1140. Il complesso era collegato in origine alla Cattedrale da una via coperta. Nel 1556 dopo la demolizione delle torri e il rifacimento dell’imponente facciata divenne dimora dei Vicerè spagnoli.

La villa era fabbricata su due elevazioni: pianterreno e piano nobile; adiacente al corpo principale e accessibile attraverso apposite aperture era la cappella; quest’ultima era decorata con architetture dipinte realizzate nel 1762.

Dopo l’Unità d’Italia fece parte dei beni del comando dei Corpi dell’Esercito e in occasione dell’esposizione nazionale del 1891 – 1892 furono rinnovati gli arredi degli appartamenti reali. Nel 1919 si delineò la possibilità di utilizzare il Palazzo come sede di accademie dell’edificio all’Architetto Corrado Anselmi. Gli spazi espositivi sono dedicati alla conservazione e all’esposizione al pubblico delle collezioni pittoriche e di una selezione di opere grafiche.

Negli anni ’30 del ‘900 furono portati avanti dei restauri da parte del sovrintendente ai monumenti Francesco Valenti, poi proseguiti da Mario Guiotto, che hanno riportato in luce alcune strutture normanne. Soltanto nel 1947 fu denominato Palazzo dei Normanni  e gli enti che lo occupavano furono trasferiti in altri immobili.

Gli ultimi restauri sono avvenuti nel 2002, in seguito ai danneggiamenti recati dal terremoto. Oggi il Palazzo svolge un’importante funzione direttiva, essendo sede dell’Assemblea Regionale Siciliana, ma è anche sede dell’Osservatorio Astronomico di Palermo.

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Gallery


La Sicilia e le Fiandre hanno antichi legami culturali che furono fondamentali per sviluppare forti relazioni con le città marinare fiamminghe, determinando la migrazione di maestranze che dalle Fiandre e dall’Olanda si insediarono in Sicilia. La mostra “Sicilië, pittura fiamminga” intende omaggiare questo trait d’union culturale tra Mediterraneo e Mare del Nord, mettendo insieme per la prima volta tele fiamminghe presenti in collezioni pubbliche e private siciliane.

Artisti fiamminghi ed olandesi contribuirono dunque in modo significativo alla civiltà siciliana, inserendosi pienamente nella vita pubblica e nel vissuto della Sicilia, nel periodo tra il XV e il XVII secolo. La scelta di far conoscere questi maestri attraverso percorsi tematici è particolarmente azzeccata. Il preziosissimo “Trittico Malvagna” di Jan Gossaert, la “Deposizione” di Jan Provoost , la Madonna con Bambino di Anton van Dyck, la Santa Caterina d’Alessandria custodita a Palermo (opera di scuola fiamminga, esposta per la prima volta assoluta) ed altri capolavori ancora, disegnano un filo rosso che ci rimanda a quei capolavori di Pieter Paul Rubens che si ispirarono al Caravaggio, anch’egli legato alla nostra Isola.

Un tributo dunque alla storia, ad un tempo mediterranea e nordica, della nostra isola, offerto congiuntamente, in occasione dell’anno che vede Palermo come Capitale della Cultura, dalla Fondazione Federico II, dal Parlamento siciliano, dall’assessorato regionale dei Beni culturali e dell’identità siciliana e dell’Ambasciata del Regno del Belgio in Italia.
Il complesso monumentale del Palazzo Reale di Palermo, sede dell’Assemblea regionale siciliana e sito Unesco, ancora una volta offre una testimonianza del valore di quella civiltà multisfaccettata e policentrica di cui la nostra isola è stata mirabile ed originalissima incubatrice.

Gianfranco Miccichè

Presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana
e della Fondazione Federico II

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“La Fondazione Federico II con questa mostra ufficializza un cambio di rotta, un nuovo metodo di lavoro; la vivida e stretta collaborazione con i grandi professionisti della Cultura, privati e pubblici, con l’assessorato regionale ai Beni Culturali con l’obiettivo di proporre il meglio della Sicilia e che chiude questo excursus espositivo con la Patrona della città, Santa Rosalia, per Palermo Capitale della Cultura . Sono tanti gli studi e le ricerche sui rapporti intercorsi tra i fiamminghi e i pittori italiani di città  come Roma, Genova, Venezia e Napoli. Ancora troppo poco si sa, invece, del legame artisticamente florido e intenso avuto con gli artisti siciliani. Questa mostra vuole rendere  omaggio alle innumerevoli tracce lasciate su quest’Isola dalle relazioni strette tra i pittori fiamminghi  e quelli siciliani. È un dato incontrovertibile che i maestri fiamminghi abbiano compiuto viaggi in Italia, inclusa la Sicilia, per ammirare e studiare i grandi artisti del Rinascimento e del Manierismo. L’esposizione è un tributo alla storia della Sicilia capace di dialogare con il Nord dell’Europa. Questa terra ha dimostrato, ancora una volta, di offrire una spinta propulsiva al poliedrico terreno culturale, artistico ed economico italiano. Una caratteristica determinante per attrarre quelli che furono i grandi maestri della pittura delle Fiandre. Ed è questa magnificenza, questa grandiosità che ripercorriamo in Sicilië, pittura fiamminga”.

Patrizia Monterosso

Direttore della Fondazione Federico II

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“La Sicilia merita amore e io ne ho tantissimo per i Beni Culturali. Ho avuto il privilegio di svolgere un lavoro magnifico qual è stato lavorare nell’amministrazione dei Beni Culturali e di amarli come si fa come un figlio. Abbiamo svolto un lavoro certosino per catalogare le opere fiamminghe adottate dalle istituzioni museali, dalle Fondazioni, dalle Chiese, dagli Oratori e dai privati. Il passaggio successivo è stato quello di spiegare ai soggetti cui sono affidate queste opere l’importanza e la valenza di questa mostra dedicata alla pittura fiamminga, alle tracce lasciate in Sicilia dai pittori delle Fiandre. L’arte unisce tutti gli artisti da Antonello a van Dyck e questa mostra è una testimonianza che l’assessorato regionale ai Beni Culturali e all’Identità Siciliana e la Regione sono in intesa con il comune. Per la prima volta assistiamo alla collaborazione tra tre istituzioni che va oltre ogni appartenenza politica. In questo ponte di cultura che va dal Quattrocento al Settecento una mostra fatta di opere che appartengono solo alla Sicilia è un unicum in tutto il Paese e da ragione di un tesoro di inestimabile valore e senza fine che dovrà, necessariamente, aprire una stagione nuova di ministero del tesoro dei Beni Culturali in cui economia e arte vivono insieme. E le ragioni per le quali la Sicilia ha un economia che cresce sono legate, per l’appunto, all’arte e al turismo. Nell’anno di Palermo Capitale della Cultura questa mostra rappresenta il nostro fiore all’occhiello”.

Marilena Volpes

Dirigente generale dipartimento regionale Beni Culturali

INFORMAZIONI


Sicilië – Pittura Fiamminga
Palazzo Reale – Piazza Indipendenza, 1, 90129 Palermo PA
28 marzo – 28 maggio 2018

Orari
Lunedì/sabato dalle ore 8.15 alle ore 17.40
(ultimo biglietto ore 17,00 – last ticket 5.00 p.m.)

Domenica e festivi dalle ore 8.15 alle ore 13.00
(ultimo biglietto ore 12,15 – last ticket 12.15 a.m.)

Nei giorni 22, 23, 24, 25, 28, 29, 30 Aprile – primo Maggio e 2 e 3 Giugno 2018 l’apertura è prorogata fino alle ore 21 (ultimo ingresso ore 20) per la mostra “Sicilië, pittura fiamminga” e la Cappella Palatina.

COSTO BIGLIETTI

Ingresso solo mostra
Intero € 6,00
Ridotto
– Ragazzi di età compresa tra 14/17 anni  € 3,00
– Studenti in visita didattica scolastica     € 1,00

BIGLIETTO UNICO

Ingresso mostra, Cappella Palatina e Appartamenti Reali
Da venerdì a lunedì e festivi e quando gli Appartamenti Reali sono visitabili
Intero € 12,00 – Ridotto € 10,00

Ingresso mostra e Cappella Palatina
Da martedì a giovedì e quando gli Appartamenti Reali non sono visitabili
Intero € 10,00 – Ridotto € 8,00

Hanno diritto al biglietto ridotto gli insegnanti di ruolo e i ragazzi di età compresa tra i 18 e i 25 anni.

Costo biglietti ridotti tutti i giorni
Cittadini di età pari o superiore ai 65 anni      € 8,00
Ragazzi di età compresa tra i 14 e i 17 anni    € 4,00
Studenti in visita didattica scolastica              € 2,00

Biglietti omaggio
– Docenti accompagnatori di studenti in visita didattica.
– Bambini e ragazzi di età fino a 13 anni, se accompagnati da adulti e non in visita didattica.
– Docenti e studenti regolarmente iscritti a corsi di laurea in materie storico, artistico e letterarie.
– Giornalisti, membri ICOM e dipendenti dell’Assessorato regionale dei Beni culturali.
– Diversamente abili e a un loro accompagnatore ove previsto.

È possibile effettuare la Prenotazione per la visita alla mostra e al Complesso Monumentale inviando una mail a fondazione@federicosecondo.org (info +39 091 6262833)