Queste le dichiarazioni istituzionali su “C’era una volta in Sicilia, i 50 anni del Gattopardo”.

Francesco Forgione, direttore generale Fondazione Federico II

“Con questa iniziativa – ha detto Francesco Forgione Direttore della Fondazione Federico II – si inizia a delineare il nuovo ruolo della Fondazione Federico II, e la sua volontà di tenere insieme la memoria dei valori storici e la sua attualizzazione.’Il Gattopardo’: un libro e un film che hanno segnato nell’immaginario collettivo la percezione della Sicilia, della sua storia e la vicenda delle sue classi dirigenti. A questo evento la Fondazione contribuisce anche con la pubblicazione di un libro, ‘Il Gattopardo nelle immagini di Nicola Scafidi’, per il quale la Fondazione si trasforma in editore, che ha come fine ultimo non la celebrazione fine a se stessa del Gattopardo, ma quella di stimolare una riflessione, tra memoria e attualità, sulla forza simbolico-culturale, oltre che fortemente comunicativa di questo patrimonio”.

“Ospitare questa mostra nel palazzo simbolo del potere politico siciliano – ha concluso Forgione – ha un significato particolare. Questo è stato spesso definito il Palazzo dei Gattopardi e la politica siciliana etichettata come Gattopardismo; la mostra, anche su questo invita a riflettere e porre interrogativi, che riguardano il passato, il presente, ma soprattutto il futuro”.

 

Michela Stancheris, Assessore Regionale Turismo, Sport e Spettacolo

“Ricordo bene – ha affermato Michela Stancheris, Assessore Regionale Turismo, Sport e Spettacolo – quando un amico mi disse che se un siciliano vuole rispecchiarsi deve leggere ‘Il Gattopardo’ di Giuseppe Tomasi di Lampedusa o, almeno, vederne la straordinaria rappresentazione filmica di Luchino Visconti del 1963, uno dei 100 film italiani da salvare come fu sentenziato, vincitore della Palma d’Oro nel 16° Festival di Cannes”.

“Quello stesso amico – prosegue Stancheris – mi disse che se un non siciliano vuole conoscere e capire la ‘sicilianitudine’, un miscuglio di misteri, leggende e di cose risapute, deve leggere il Gattopardo o, almeno, vedere il film di Luchino Visconti. Cosa che ho fatto, traendo da ciò un alimento per accrescere in me l’amore per questa terra, la Sicilia, magicamente affascinante nei suoi colori, sapori, odori, pericolosamente inebriante tanto da sconvolgerti la vita per non volerla più lasciare, tragicamente martoriata dalla mafia e da chi l’ha violentata  disperdendo meraviglie uniche della natura e dell’arte di cui è dotata”.

“Quest’anno – conclude l’assessore – celebriamo il 50° anniversario del Gattopardo film che, mi è immediatamente sembrato, rispetta perfettamente il susseguirsi delle scene che si leggono nel romanzo omonimo pubblicato nel 1958, un anno dopo la morte di Tomasi di Lampedusa, riuscendo il regista a coniugare l’intento dello scrittore di raccontare il dramma psicologico e sociale del Principe don Fabrizio di Salina, che vede sotto i propri occhi, dopo lo sbarco di Garibaldi in Sicilia, il decadere dell’aristocrazia di cui egli è alto e degno rappresentante e l’avvento della borghesia affaristica impersonata dal futuro consuocero don Calogero Sedara”.

Alessandro Rais, Dirigente generale del Dipartimento regionale del Turismo, dello Sport e dello Spettacolo

 

“Se accettiamo di considerare Il Gattopardo come un landmark culturale siciliano fra i più prestigiosi e riconoscibili, pur nella sua ricca e inesauribile complessità – ha detto Alessandro Rais, Dirigente generale del Dipartimento regionale del Turismo, dello Sport e dello Spettacolo -ecco che il progetto “C’era una volta in Sicilia” – concepito da Regione Siciliana (Assessorato Turismo e Sicilia Film Commission), Sensi Contemporanei, Centro Sperimentale di Cinematografia e Fondazione Federico II per celebrare i cinquant’anni del film di Luchino Visconti – diventa leggibile come un dispositivo del tutto estraneo alla logica semplicistica dell’evento. Non si tratta infatti soltanto di un’occasione preziosa, e comunque ineludibile, per tornare a riflettere su due testi cardine nella storia delle pratiche artistiche italiane (e siciliane) del Novecento – quello cinematografico e quello letterario da cui il primo origina e col quale in modo articolato si relaziona – per rileggerli con consapevolezza critica e storica contemporanee, grazie alla densa mostra curata da Caterina d’Amico e alla giornata di studi curata da Emiliano Morreale”.

“C’era una volta in Sicilia – I 50 anni del Gattopardo” – ha dichiarato ancora Rais – nasce invece come un progetto che intende coniugare e collegare strettamente la valorizzazione di un’eccellenza culturale, letteraria e cinematografica, con il territorio siciliano che l’ha espressa, restituendo ad esso, che ne fu innanzitutto l’humus culturale e il teatro produttivo, l’opportunità di fruirne oggi anche in chiave turistica, riprogettando in chiave di sviluppo ogni possibile declinazione delle archeologie del set. Il collegamento alla sede museale della Fondazione Federico II e alla sua nuova progettualità, che sperimenta per la prima volta l’impatto di un progetto legato all’immaginario audiovisivo nella cornice austera e solenne di Palazzo dei Normanni, consente di intercettare e stimolare un cospicuo bacino di turismo internazionale, fra i più vasti della Sicilia”.

Stefano Rulli

Presidente Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia

 

“C’era una volta in Sicilia. I 50 anni del Gattopardo – ha affermato Stefano Rulli

Presidente Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia – è un’iniziativa fondamentale nella storia della Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia, perché con essa si realizza finalmente una perfetta sinergia tra i settori Cineteca Nazionale e Scuola Nazionale di Cinema. Nell’occasione del cinquantenario della prima proiezione del film di Luchino Visconti, il Centro Sperimentale si è impegnato attraverso convegni, mostre e proiezioni a raccontare le mille sfaccettature del mito letterario e cinematografico chiamato Il Gattopardo. Non solo però una ricognizione storica della genesi che ha dato origine al romanzo e al film, attraverso un mosaico di appunti dello stesso regista, testimonianze orali e scritte, varie fasi della sceneggiatura, documentari e parodie dell’epoca, ma anche una risposta a un quesito impellente: «Che cosa è rimasto di quest’opera nel mondo di oggi, lontano dai vari dibattiti e polemiche critico-ideologici di allora?». Il responso non può che essere positivo, se attualmente ci sono numerosi lungometraggi che s’ispirano al capolavoro viscontiano e soprattutto se alcuni allievi della sede di Palermo del Centro Sperimentale hanno tentato di rileggere quel mito, tornando indietro, come solo il cinema sa fare, alla Palermo dei primi anni ’60”.